L’argomento dei peccati ricorrenti è molto ampio. Per cercare una risposta che possa essere utile ed edificante sarà necessario inquadrare prima la tipologia del nostro approccio.
Considerazioni basilari per noi evangelici sul trattamento dei peccati
Nella tradizione cristiana protestante il concetto di peccato viene meditato con una certa responsabilità personale alla luce del rapporto personale col Signore che sa come condurci all’introspezione e alla conoscenza di fattori spirituali più elevati. La confessione auricolare, ovvero la pratica di confessare i propri peccati a un sacerdote, da noi protestanti non è generalmente adottata. La valutazione e il perdono dai peccati è un tema assai complesso che qui non approfondiremo, tuttavia si basa su alcuni princìpi dottrinali e pratici.
Motivi Dottrinali
- Solo Dio può perdonare i peccati: Secondo la dottrina protestante, il perdono dei peccati è un atto che solo Dio può compiere. La Bibbia afferma che “se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). Questo implica una confessione diretta a Dio, senza intermediari umani.
- Sacerdozio universale dei credenti: I protestanti credono nel “sacerdozio universale dei credenti”, che significa che ogni cristiano ha accesso diretto a Dio senza bisogno di un sacerdote come mediatore. Questo principio è basato su versetti come 1 Pietro 2:9, che descrive i credenti come “un sacerdozio regale”.
Motivi di Auto-Protezione
- Il peccato inquina: Parlare dei propri peccati può, secondo alcuni, portare a una sorta di contaminazione spirituale. Discutere dettagliatamente dei peccati può alimentare pensieri negativi e tentazioni, anziché promuovere la guarigione e la santificazione.
- Evitare la morbosità: C’è il rischio che parlare troppo dei peccati possa creare una sorta di attrazione malsana verso di essi. Questo può portare a una fissazione sui peccati stessi, piuttosto che sulla grazia e sul perdono di Dio.
Approccio Alternativo
- Confessare direttamente a Dio: In preghiera personale, chiedendo perdono e cercando la guida dello Spirito Santo per evitare future cadute.
- Supporto comunitario: Anche se non si pratica la confessione auricolare, i protestanti possono cercare supporto e consiglio all’interno della comunità di fede, mantenendo un equilibrio tra trasparenza e discrezione.
Motivi generali della tendenza a peccare
Una volta instaurato il primo contatto con il serpente nell’Eden (Satana), è come se il suo seme si fosse impiantato nel nostro cuore sovrapponendosi al seme di Dio. Al di fuori dell’Eden tutti nasciamo con questo seme di corruttibilità, il quale, attraverso numerose involuzioni, conduce alla morte fisica.
Dallo studio sul santuario di Mosè (che trovate nella Biblioteca del sito) abbiamo appreso una sintesi della costituzione del popolo di Dio con delle leggi entro cui la libertà dell’uomo deve potersi muovere sulla terra. Il processo di perdono dal peccato e liberazione dell’uomo si articola nella generazione umana in diversi stadi o livelli dall’inizio alla fine di questo sistema di cose. Di queste maturazioni spirituali della nostra coscienza dovremmo cercare di essere sempre più consapevoli.
Resta comunque il fatto che in tutti noi attualmente vi è la tendenza al peccato e la tendenza alla santità di Dio. In questo periodo di grazia il Signore ci dà il supporto necessario per la nostra santificazione, tuttavia ha stabilito anche la nostra libera scelta tra queste due tendenze. Scelta di tendenze ho detto, non perfezione comportamentale, che è un’altra cosa.
Un conflitto presente in tutti
Noi credenti dunque possiamo tendere a Dio con la nostra volontà ma avere in noi comunque tendenze al peccato. Questo concetto, in forma conflittuale alquanto difficile da comprendere, è stato vissuto in prima persona dall’apostolo Paolo:
Romani 7:18 Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 21 Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. 22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l’uomo interiore, 23 ma vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così, dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
Possiamo considerare dunque che il conflitto sia presente in tutti noi, e questo è un fatto. La suddivisione in capitoli e versetti è molto pratica ma non sempre ci aiuta, infatti se il ragionamento dell’apostolo terminasse qui al cap.7 resteremmo come sospesi. Invece se proseguiamo anche nel cap.8 troveremo le conclusioni: Romani 8:1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, 2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, 4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
Potremmo allora dire che non riuscirebbe mai l’uomo a superare da solo il conflitto tra la perfetta legge dello Spirito della vita in Cristo e la legge del peccato; non c’è tanto da flagellarci o condannarci con sensi di colpa di fronte alle nostre fragilità; la vittoria completa per l’uomo viene per i meriti di Cristo che ci ha donato lo Spirito Santo, che ci ha slegato dal conflitto dandoci la possibilità di vivere una vita rinnovata con Cristo secondo la sua Legge. Ma attenzione! Questo è un processo! Non siamo già completamente spirituali e perfetti nella legge di Cristo, ci avviciniamo ad esserlo attraverso il cammino lungo della nostra vita; la vita terrena serve appunto a questo, alla santificazione progressiva. È giusto impegnarci al massimo ma è anche giusto non chiedere troppo alle nostre forze. Siamo limitati e fragili, facciamo quello che possiamo e se cadiamo il Signore ci darà la forza per tornare a Lui rialzandoci.
Se il principio di base di noi credenti è che il peccato sia stato indotto dal Satan, il serpente antico e Tentatore, allora ragionando in maniera generale, potremmo dire che ogni peccato attuale abbia per tutti noi la stessa origine, segua cioè percorsi simili (vedi ad esempio le tentazioni “standard” di Gesù nel deserto) e presenti diverse gradazioni di intensità e dipendenza; tutti sempre riconducibili alle strategie del Tentatore. L’Avversario nella costruzione di queste strategie si avvale di parecchie entità malvagie che chiamiamo comunemente demoni o angeli caduti, generalmente individuabili in base alla tipologia del peccato che cercano di introdurre nelle anime (spirito di ribellione, di avarizia, di lussuria, di sesso, di perversione, di violenza, di blasfemia, ecc.).
L’intensità e la dipendenza dal peccato
Spesso il peccato si insinua in maniera subdola; poi acquisisce forza su di noi in base alla nostra cedevolezza o superficialità. Un piccolo ruscello può diventare un fiume trascinante. L’intensità del peccato dunque aumenta con l’aumentare della nostra dipendenza più o meno consapevole fino a divenirne schiavi. I peccati quando si ripetono potrebbero essere trattati come si tratterebbe una qualsiasi dipendenza pericolosa.
Il peccato potrebbe entrare anche per dei traumi violenti. Una esperienza violenta subìta (sia essa verbale o fisica o psicologica) lascia sempre degli strascichi. L’uomo cristiano preposto al ministero delle liberazioni come missione specifica (o ministero), con certi tipi di preghiere liberatorie (definiti anche esorcismi) sa che dietro un comportamento deviato di una persona potrebbe nascondersi anche l'influenza di un demone che alimenta e potenzia il comportamento deviato, al fine di rendere la persona priva di volontà e sottoposta alla devianza o anomalia. Questi stati di dipendenza (ad esempio collerica aggressiva oppure autodistruttiva) possono essere latenti, oppure manifestarsi saltuariamente, oppure apparire come comportamento continuo; spesso diciamo “è il suo carattere, è fatto così…” ma un comportamento deviato o aggressivo o blasfemo o contrario alle leggi di Dio non può essere mai casuale o semplicemente un “carattere” come tanti.
Sorprendentemente anche visioni soprannaturali, o messaggi di angeli, o voci divine, potrebbero essere devianze di cui l’ingannatore si serve per allontanarci dal Signore. Ecco perché è importante in certi casi avere dei buoni fratelli anziani equilibrati che possano darci consigli. Il soprannaturale esiste (anche quello che non viene da Dio) e noi non dobbiamo esserne sopresi. Il primo discernimento sta proprio nel vedere se in quei messaggi c’è una dissonanza con la Parola di Dio espressa nella Bibbia oppure no: Galati 1:8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema.
Il problema è che, come in tutte le dipendenze, la persona dipendente dal peccato non ammette mai di esserlo, per cui la sua guarigione è molto più difficile. Riconoscere Gesù (e dunque il Suo stato di nostro Salvatore) è un buon inizio, perché ammette implicitamente la necessità di salvezza da parte dell’uomo terreno. Il passo successivo, dopo aver riconosciuto Gesù, è il pentimento sincero e conseguentemente la nostra buona volontà di non peccare più seguendo d'ora in avanti i comandamenti di Dio in un cammino di fede reale e concreto. Solo così è possibile essere riconosciuti da Lui come “figli per fede”. Questo dà inizio al terzo passo che è la parte vincente su ogni peccato, cioè la preghiera.
Un significato della zizzania
Anche dopo aver superato la dipendenza dal peccato ed essere diventati cristiani, non bisogna essere ingenui ed aspettarsi la perfezione. La parabola della zizzania ci può insegnare molte cose: accanto al grano (seme di Dio) il nemico ha seminato dei semi cattivi ed anche loro si sono manifestati. Matteo 13:28 Egli disse loro: "Un nemico ha fatto questo". I servi gli dissero: "Vuoi che andiamo a coglierla?" 29 Ma egli rispose: "No, affinché, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insieme con esse il grano. 30 Lasciate che tutti e due crescano insieme fino alla mietitura; e, al tempo della mietitura, dirò ai mietitori: 'Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio'"
Questo ci avvicina a capire che potrebbe esserci in noi una radice maligna talmente avvinghiata alla buona radice di Dio creatore che, se rimossa prima del tempo, potrebbe danneggiare anche la propensione dell’anima terrena a fruttificare in Dio.
Faccio un esempio: come abbiamo più volte detto, l’uomo creato da Dio ha in se stesso l’imprinting di Dio che vide appena aprì i suoi occhi alla vita. Ne ha un vago ricordo inconscio, che il vero percorso cristiano tende a mette in luce. Ora questo ricordo della maestà e santità di Dio pensiamolo come una pulsione, una spinta, una tendenza indistinta. Nella gioventù si indirizzerà verso figure materne, paterne, solenni, di grande potere e autorità… tutti “tipi” di prerogative divine viste in modo ammirevole. Crescendo poi l’uomo imparerà a distinguere tra autorità e autoritarismo, tra espressioni paterne e paternalismo ambiguo, tra potere di chi realizza progetti buoni e potere di chi schiavizza il prossimo. Ora non è che questo discernimento sia ben formato in tutti noi: potremmo averne una dose sufficiente oppure insufficiente. Nel caso di una dose insufficiente di discernimento potremmo confondere la creatura col creatore. Vale a dire potremmo avere il padre-padrone, il prete-Dio, il poliziotto-giudice, la madre-creazione, la madre-terra, e così via.
Che voglio dire con questo? Che la tendenza al rispetto all’ubbidienza alle figure di un certo livello non è sbagliata, fa parte dei frutti del grano nella parabola, e verrà usata in futuro nel governo del Regno di Dio, ed è bene mantenere questo rispetto di fondo (1); ma dobbiamo anche capire che questa tendenza (che deriva probabilmente da un profondissimo sentimento nascosto in noi che possiamo chiamare “timor di Dio”), può anche mescolarsi con gestioni improprie, condizionamenti ambigui maligni, manipolazioni dei princìpi divini innati, e può essere sospinta verso frutti egoistici a somiglianza di chi ha piantato la zizzania, ovvero il nostro nemico. Se il Signore togliesse subito (come volevano fare nella parabola per la zizzania) tutta la nostra tendenza all’ubbidienza, al rispetto, alla compiacenza, dovute a Dio, è vero che la zizzania sarebbe estirpata, però è anche vero che, nel nostro esempio, non sentiremmo più nemmeno il rispetto per il nostro Dio. Perderemmo con la zizzania anche il timor di Dio. Ovviamente è solo un esempio per riflettere.
Esempi di possessione diabolica
Togliamo ogni aspetto esoterico o pauroso legato ai film di esorcismo; rimaniamo invece nel discorso delle dipendenze, dando alla parole “possessione diabolica” significati più facili a capirsi (ma proprio per questo non meno pericolosi) come ad esempio la dipendenza dalle droghe. Da testimonianze sappiamo che quando una persona si è disintossicata e sta bene e magari è anche divenuta cristiana, la sua vigilanza deve sempre essere mantenuta a livelli altissimi, perché nei momenti difficili il primo istinto sarà sempre quello di “farsi con una dose”. Ovviamente questa spinta alle ricadute nella dipendenza si può applicare in tutte le forme di tentazione: chi ha tentato il suicidio ad esempio, pur avendo magari superato quel periodo acuto, ogni volta che proverà pesanti preoccupazioni o crisi esistenziali, sentirà salire in se stesso il desiderio di farla finita. Stessa cosa per chi era dipendente dal gioco o dai videogiochi, dalle lotterie o cose come il “gratta-e-vinci", ci sarà sempre un istinto in certi casi a rifarlo. Anche il fumo, il mangiare troppo, il sesso compulsivo (associato a relazioni fuori dal matrimonio), la pornografia, la collera, la mancanza di controllo, ecc. ecc. tenderanno sempre a tornare. La vigilanza è fondamentale perché le eventuali ricadute, dopo la disintossicazione-purificazione, di solito sono disastrose: Luca 11: 24 «Quando lo spirito immondo esce da un uomo, si aggira per luoghi aridi, cercando riposo; e, non trovandone, dice: "Ritornerò nella mia casa, dalla quale sono uscito"; 25 e, quando ci arriva, la trova spazzata e adorna. 26 Allora va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrano ad abitarla; e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima».
Forme apparentemente più leggere e meno invasive delle attività di Satana
L’idea che i cristiani siano esenti dalle tentazioni di Satana è del tutto fantasiosa e sbagliata, anzi come Gesù fu tentato in tutto, così il cristiano, proprio perché cristiano, sarà sottoposto a tentazioni che compaiono quando meno te l’aspetti. Leggiamo questa frase: 1Pietro 5:8 Siate sobri, vegliate, perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare. 9 Resistetegli, stando fermi nella fede, sapendo che le stesse sofferenze si compiono nella vostra fratellanza sparsa per il mondo.
Le prime parole sono un programma costante per ogni cristiano: “8 Siate sobri, vegliate”. Ora se questo, giustamente, vale sempre, sappiamo leggendo il Nuovo Testamento che verso gli ultimi tempi le raccomandazioni alla vigilanza aumentano considerevolmente perché anche l’attività di Satana aumenterà con l’avvento dell’Anticristo “…perché il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare”. L’esempio drammatico non serve a mettere paura ma è la rappresentazione concreta della ferocia di un ufficio demoniaco che è dinamico, si muove in continuazione e cerca chi è distratto o non ha difese o presta il fianco ai suoi attacchi. Prendiamo gli attacchi di collera per esempio: di solito un comportamento un poco collerico o aggressivo viene visto come normale, anzi spesso sembra una dote nei sistemi dove c’è competizione di potere devi tirare “fuori le unghie” o “mostrare i denti” per sopravvivere. Però se accettiamo questo tipo di “normalità” (che non è affatto “normale” davanti al Signore) ecco che l’abitudine ad alzare la voce, a strillare, ad aggredire verbalmente può degradare facilmente quando trovi uno scoglio più duro di te e portarti a perdere il controllo scadendo in stati di violenza fisica molto pericolosa per tutti, anche per te stesso.
Quando poi sembra passato quel momento, e magari si sta ricostruendo l’accaduto davanti al giudice, viene “normale” un’altra frase che ho già accennato: “non so cosa mi abbia preso… in quel momento non ero io... ero fuori di me…” tutte espressioni abbastanza vere che dovrebbero farci riflettere e per questo farci vigilare con la massima attenzione. Vigilare, lo ricordo è molto collegato anche con la costanza della preghiera e al concetto evangelico di santificazione consacrazione, vale a dire un rapporto costante e continuo con il Signore che proprio nella preghiera quotidiana ha la sua base essenziale.
Concludendo
Il peccato non è mai una "condizione normale" del cristiano ma la ripetitività di certi nostri peccati va suddivisa tra tendenza al peccato e dipendenza vera e propria da certi peccati. Possiamo allora avere tendenze dovute a esperienze personali, oppure a certe forme di eredità genetica, o a fattori traumatici, oppure a dipendenze patologiche da cui è realmente difficile uscire da soli senza l’aiuto di gruppi di supporto. L’importante è mantenere sempre e comunque un continuo rapporto col Signore, Il quale ci darà sempre la possibilità di uscirne. Spesso certe battaglie spirituali con forze maligne non sono alla nostra portata allora la preghiera e l’affidarsi a Dio sono molto efficaci perché sa il Signore come fare, e a noi compete solo saper aspettare i Suoi tempi in rapporto alla nostra persona che Lui conosce meglio di noi stessi.
R.R.
(1) Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono, sono stabilite da Dio. (Romani 13:1) - Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle autorità, che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona, (Tito 3:1) - Siate sottomessi, per amor del Signore, a ogni umana istituzione: al re, come al sovrano; ai governatori, come mandati da lui per punire i malfattori e per dar lode a quelli che fanno il bene. (1 Pietro 2:13-14) – TUTTAVIA questo non significa che dobbiamo fare in ogni caso sempre e comunque tutto quello che ci viene ordinato, perché se è vero che il rispetto verso le istituzioni è uno schema che aveva pensato Dio e va preservato in vista del millennio, è pur vero che, per via della corruzione ed ingiustizia in atto, in caso di contrasto tra le leggi dell’uomo e quelle di Dio, “bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5:29b). Il cristiano sa che deve chiedere continuamente il discernimento non dalle proprie forze ma dalla Persona dello Spirito Santo, essendo il discernimento degli spiriti uno dei suoi doni.